giovedì 4 aprile 2019

                  LE TEORIE DELLO SVILUPPO DI 

                     FREUD ED ERIKSON (psicologia)

Oggi si tende a considerare lo sviluppo come esteso all'intera durata della vita dell'individuo, che nel suo percorso affronta una serie di sfide e attraverso vari passaggi.
Delle teorie dello sviluppo elaborate in passato per comprendere lo sviluppo individuale ne ricordiamo due che hanno avuto una rilevanza particolare: quella di Freud e quella di Erikson.
Secondo Freud, lo sviluppo del bambino è rappresentabile come un continuo superamento di "sfide", attraverso le varie fasi dello sviluppo psicosessuale.
Erikson individua una serie di crisi che si possono manifestare nel corso della vita. L'individuo è chiamato ad affrontare questi periodi critici in età differenti e generalmente li risolve attraverso lo sviluppo di abilità psicosociali.
L'adolescenza è la fase nella quale l'individuo comincia a subire le modifiche somatiche e psicologiche e a perdere le caratteristiche dell'infanzia. La sessualità ha raggiunto la forma alloerotica (cioè bisogno del partner); il pensiero ha maturato le forme logiche, l'egocentrismo infantile è superato. Queste nuove strutture sono però appena abbozzate; ora hanno bisogno di essere consolidate. Ciò avviene nell'arco di tempo che va dagli 11 ai 18 anni.
La fragilità somatica e psicologica del soggetto, in questa fase, è evidente e facilmente spiegabile se si tiene conto del lavoro per il consolimento delle sue strutture fisico-psichiche che in lui si va compiendo. I ragazzi all'età di circa 10-11 anni possono presentare cambiamenti in gusto, aspetto e carattere.
Lo sviluppo della socialità comincia con il superamento dell'egocentrismo infantile verso i 9/11 anni, ma solo verso i 13/14 anni il sentimento della socialità orienta il soggetto verso rapporti di parità con gli altri e verso forme ideali di amicizia che non devono più rispondere alla necessità di avere compagni con cui giocare e divertirsi ma amici con cui coltivare ideali o condividere idee.
Un fenomeno caratteristico della socialità adolescenziale è quello della solidarietà con i coetanei, sia nelle circostanze in cui uno ha bisogno dell'altro fino a portare a vere e proprie complicità delittuose, sia ad una solidarietà di classe che spesso porta a contestazioni di maniera nei riguardi degli adulti. Questa solidarietà di classe, mista a contestazione, si manifesta spesso in quella che viene chiamata crisi di originalità. L'adolescente sceglie per il suo comportamento condotte che lo distinguano da tutti gli altri, ma la sua attenzione è a tutto ciò che può distinguerlo dagli adulti.
Gli schemi della personalità di un individuo sono la risultante di fattori naturali e altresì di fattori culturali. Nei primi mesi di vita i fattori culturali tendono appena a condizionare il comportamento dell'individuo, per cui la condotta di un bambino di pochi mesi non differisce granché da quella di tutti gli altri bambini, ma più si avanza negli anni e più questi fattori contribuiscono a differenziare la condotta degli individui.

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